
Cenni storico – artistici
Percorsi i primi passi nella navata centrale della ‘Basilica Sancti Martini extra vicum’, così come era anticamente chiamata la Parrocchiale di Sergnano, e dopo un ampio sguardo d’intorno per ammirare la ricchezza delle tele contenute, volgendo lo sguardo alle nostre spalle ci si offre una elegante epigrafe scolpita su marmo che tratteggia in poche ed esaustive notizie la storia della ‘Basilica’. La prima importante informazione è che la ‘Basilica’ qui intesa come ‘Chiesa secondaria non battesimale’ viene menzionata in un diploma del 947 d.c.. La citazione viene ripresa dalla redazione di una permuta di poderi fra Dogiberto, Vescovo della santa Chiesa di Cremona, ed i fratelli Anselmo e Adelgiso del villaggio di Sergnano. (dall’Archivo Parrocchiale)
Davanti alla ‘Basilica’ correva l’antica strada che congiungeva Crema con Bergamo e attraversando tutto il paese lungo l’attuale via Indipendenza aveva guidato lo sviluppo del piccolo borgo lungo quella direttrice. Le prime notizie più descrittive della attuale Parrocchiale le troviamo leggendo le Visite Pastorali che risalgono alla fine del sedicesimo secolo. Nel 1583 il Visitatore Apostolico, mons. Regazzoni ordina: “ La gente del luogo mettano in ordine e adornino questa chiesa ‘satis indecoram atque indecentem’, abbastanza brutta e maltenuta. A quel tempo l’edificio consisteva in un’aula rettangolare con piccolo presbiterio e abside poligonale. I Sergnanesi, stimolati nella loro devozione, costruiscono oltre alle cappelle del Crocefisso e della Madonna, altre due cappelle dirimpetto, riuscendo così a dare alla piccola chiesa un aspetto nuovo ed arioso. Nel 1758 la visita del Vescovo Lombardi evidenzia la presenza di tre altari, l’altare maggiore, il Santissimo Sacramento e quello della Beata Vergine del rosario, documentando così che nel frattempo, in Sergnano erano sorte le grandi confraternite del Santissimo Sacramento e del Rosario.

La chiesa comunque rimane estremamente piccola e solo nel 1925, con la decisione del parroco don Ghisoni ed il corale e volontario apporto dei Sergnanesi, si realizza la ristrutturazione della parrocchiale con l’aggiunta, nel 1927, delle due navate laterali ed una nuova campata.
Nel 1937 fu posto in opera un grande organo della ditta Tamburini. Fu poi un susseguirsi di altri interventi, dalla scalinata davanti alla Chiesa (1950), alla istallazione di altari marmorei provenienti dalle demolizioni della cattedrale di Crema (1956), il rinnovamento del presbiterio, la nuova pavimentazione in marmo rosso(1968), la trasformazione dell’aspetto della facciata (1969) e la nuova pavimentazione delle navate (1973).
La prima descrizione del campanile si trova nella visita pastorale del 1756. La costruzione in forma quadrata si allarga alla base in forma di scarpata, dando vigore di stabilità alle fondazioni: questo particolare, nonché la robusta dimensione della torre, ha fatto supporre che fosse stata costruita in origine come torre di vigilanza e difesa dai Benzoni. Come tutti i campanili venne privato della campane della ditta Crespi di Crema, fuse per farne cannoni, durante la seconda guerra mondiale. Nel 1948 avvenne la ricollocazione di un nuovo concerto a otto campane, rispetto alle 5 precedenti, fuse dalla ditta D’Adda di Crema.
Patrimonio artistico
La parrocchiale di Sergnano può essere considerata una piccola pinacoteca: al posto d’onore dell’abside un pregevole quadro di Domenico Induno (1815-1878) firmato e datato 1837. Ai lati dell’altare due ovali, Madonna del rosario del Barbelli e la Sepoltura di Cristo di ignoto, del 1609. S.Paolo e Maddalena, di Aurelio Busso.
La Madonna e i Santi, buona copia della Madonna di Ravesenda (Torino) di Bernardino Luini. “L’ultima cena” del Pombioli, imitazione di un pari soggetto di Giulio Campi, il Battesimo di Cristo della scuola del Campi. “Cristo prende commiato dalla madre”, probabilmente di Bernardino Campi. “L’Assunta” risulta il rifacimento di un quadro settecentesco raffigurante s.Teresa esaltata dagli angeli. Il “polittico della Passione”, di vari autori, s.Sebastiano di Gervasio Gatti, l’Adorazione dei Magi di Gaudenzio Ferrari, la Madonna che consegna il rosario a s.Domenico e a S.Giuseppe, forse della bottega del Botticchio, l’Educazione della Vergine, l’Angelo custode del Cappella. La Fuga in Egitto e Madonna col Bambino.
In sacrestia troviamo una piccola tela col Volto del Redentore, raffinata opera attribuibile a Carlo Urbino o a uno dei Campi. Vi sono altri due quadri: il sacro Cuore, di Gesù e di Maria, attribuiti al prevosto don Giuseppe Conti.
Da segnalare anche il tabernacolo a tempietto, in metallo dorato, con simboli in smalto, opere della Scuola Beato Angelico di Milano, collocate nell’ultima sistemazione del presbiterio nel 1968.
Nel 1969, procedendo alla sistemazione esterna della facciata, la si volle arricchire di pregevoli marmi decorativi: statue e bassorilievi di Mariano Fracasso, scultore vicentino.